Diamanti prodotti in Laboratorio: i Diamanti Lab Grown: Come si riconoscono?

- Categoria: Il diamante

I diamanti prodotti in laboratorio hanno raggiunto un livello di composizione e qualità identici ai diamanti naturali, dai quali non sono distinguibili. Hanno solo un costo inferiore.

I Diamanti naturali: un minimo di storia
La maggior parte dei diamanti ritrovati sulla superficie terrestre, si ritiene provengano e siano stati formati più di un miliardo di anni fa nel mantello terrestre, alla profondità di orientativa di 200 km, grazie ad un lungo periodo di tempo di migliaia di anni e di esposizione alle altre temperature e pressioni caratteristiche di quelle profondità.

I Diamanti Lab Grown
Oggi, il veloce sviluppo tecnologico consente di realizzare diamanti in laboratorio con caratteristiche analoghe a quelli naturali, grazie alla possibilità di riprodurre in tempi molto più brevi condizioni simili a quelle che ne hanno consentito la formazione in natura.

A questi diamanti viene dato il nome di “Diamanti Lab Grown” ed i processi che ne consentono la formazione sono due: Il metodo HPHT (High Pressure High Temperature) ed il metodo Metodo CVD (Chemical Vapor Deposition).
Ciascuno dei due metodi consente di produrre diamanti con caratteristiche diverse e, di conseguenza, vengono utilizzati entrambi.
Il prodotto finale di entrambi i metodi appare grezzo e una volta adeguatamente tagliato e polimentato è del tutto indistinguibile da un diamante naturale.

Per essere riconosciuti con certezza occorre effettuare dei test in laboratori specializzati, ad esempio, come quelli del Gemological Institute of America (GIA), dove vengono analizzati tramite indagini spettroscopiche nella lunghezza d'onda dell'infrarosso, dell’ultravioletto, raggi X ed altro.

I Diamanti Lab Grown che sono stati sottoposti alla verifica in un laboratorio GIA sono corredati di una certificazione che oltre a fornire specifiche dettagliate sul colore e purezza della pietra indica il modo con il quale il diamante è stato coltivato: metodo HPHT o il metodo CVD.

Metodo HPHT (High Pressure High Temperature)
Per questo tipo di produzione, viene collocata una piccola porzione di diamante naturale in una struttura in grado di sottoporlo ad alta pressione (circa 5-6 GPa, orientativamente oltre 50.000 Atmosfere) e temperature comprese tra 1300-1600° C.
L’ambiente che circonda la piccola porzione di diamante (definita “seme”) contiene del carbonio puro in un fluido che facilita il suo depositarsi sul seme, facendolo accrescere secondo il caratteristico reticolo atomico del diamante stesso.

Occorre evidenziare che, grazie a questa tecnica, anche diamanti naturali di qualità inferiore possono essere sottoposti ad un trattamento in grado di migliorarne la qualità rendendoli incolori oppure cambiandone il colore in giallo, blu o rosa.

Nel caso di diamanti esaminati da un istituto gemmologico, come il GIA, la certificazione riporterà anche l’informazione di “diamante trattato”

Metodo CVD (Chemical Vapor Deposition)
Anche questo processo prevede una struttura in grado di sopportare pressioni e temperature più moderate, nella quale viene collocata una lastra diamantata. L’ambiente contiene anche dei gas con in sospensione elementi di carbonio che verranno poi rilasciati sulla lastra diamantata fino alla formazione, nel corso di diverse settimane, di un diamante vero e proprio anche se grezzo, come nel caso precedente.

Condividi

Product added to wishlist